19.06.2019 11:37
Il cambiamento come scelta, non come reazione
Sembra che la natura umana sia tale da ostacolare qualsiasi cambiamento, fino a che le cose non peggiorano tanto da non riuscire più ad andare avanti. Ciò vale sia per gli individui sia per le società. Aspettiamo che sopraggiunga una crisi, un trauma, una perdita, una malattia o una tragedia e soloallora ci domandiamo chi siamo, cosa stiamo facendo, in che modo stiamo vivendo, cosa stiamo provando e in cosa crediamo, e iniziamo il cammino verso un vero cambiamento. Spesso è l’avverarsi della peggiore delle ipotesi a dare inizio a cambiamenti in grado di migliorare la nostra salute, le nostre relazioni, la carriera, la famiglia e il futuro. Il mio messaggio è: perché aspettare?
Possiamo imparare e cambiare in uno stato di dolore e sofferenza, o possiamo evolvere partendo da uno stato di gioia e ispirazione. La maggior parte delle persone però non se ne rende conto, e non fa nessuno sforzo per cambiare se non è obbligata dalle circostanze.
Se invece decidiamo di abbracciare la seconda ipotesi, dobbiamo solo avere la consapevolezza che la nostra volontà di cambiamento ci porterà ad affrontare qualche disagio, degli imprevisti, l’interruzione di unaquotidianità prevedibile e un periodo di incertezza. La maggior parte di noi, però, è già abituata a provare un senso di disagio temporaneo derivato dall’incertezza. Quando impariamo a leggere, per esempio, inciampiamo nei primi tentativi di comprensione, ma nel giro di poco tempo apprendiamo una nuova capacità che poi diventa abitudine. E di certo, quando abbiamo iniziato a suonare il violino o la batteria, i nostri genitori avrebbero voluto farci esercitare in una stanza insonorizzata. Povero quello sfortunato che si è fatto prelevare il sangue da uno studente di medicina alle prime armi, magari laureato, ma che mancava ancora di quella destrezza che si acquisisce solo con la pratica.
da "Cambia l'abitudine di essere te stesso" di Joe Dispenza